Superfici è una serie di lavori composta da multiesposizioni realizzate direttamente con la fotocamera. Le opere sono state realizzate utilizzando tempo lunghi di esposizione e movimenti ortogonali della fotocamera digitale, movimenti questi ultimi effettuati come quasi a simulare il movimento di una scansione tramite scanner piano.
Osservando le opere di questa serie siamo davanti ad alcune immagini in cui la linea di demarcazione, che contraddistingue la forma chiusa determinando la figura in contrasto con lo sfondo, qui viene a mancare: la linea si dissolve in sfumature, diventa gradiente cromatico.
La serie “superfici”, composta proprio da superfici colorate sulle quali vengono proiettate luci con temperatura colore diversa ed ove la superficie stessa viene fotografata più volte sullo stesso fotogramma diventa superficie immateriale, puro campo cromatico, luce riflessa. Il dato reale fotografato non è più riconoscibile, quando questo dato è un oggetto fisico. I lavori composti sono al limite tra il pittorico ed il fotografico, sono opere che vogliono sfuggire all’incasellamento dentro determinate etichette (pittura-fotografia, figurazione-astrazione) a favore di una ibridazione di linguaggio. Osservando queste immagini, sembra che queste opere ci vogliano chiedere: ha senso parlare ancora di categorie, di generi?